lunedì 8 ottobre 2012

Lotta naturale ai pidocchi: alternative al Prevent

Il prolungarsi del caldo estivo ha reso Settembre un mese propizio alla diffusione dei pidocchi nelle scuole. Anche la nostra non ha fatto eccezione e molte mamme si sono messe in allerta per prevenire l’infestazione dei capelli dei propri figli da parte di questi fastidiosi parassiti.
Il prodotto maggiormente usato dalle mamme dei compagni di mio figlio sembra essere il Paranix Prevent. Venduto in farmacia (prezzo 12,90 euro) non contiene insetticidi, è però un prodotto chimico di sintesi con sostanze che nulla hanno di ‘naturale’ (nonostante quello che possano dirvi i farmacisti, solo perché contiene anche due oli essenziali). 

Basta infatti leggere l’etichetta per scoprire i seguenti prodotti:
- Propylene Glycol (solvente)
- Peg-40 (tensioattivo)
- Amodimethicone (antistatico)
- Alcohol denat. (solvente)
Su www.biodizionario.it, immettendo i nomi dei vari ingredienti (con il codice Inci) vediamo che molti hanno il semaforo rosso (o due!) o giallo, che significa che il prodotto non è innocuo o è addirittura nocivo.

Per evitare prodotti nocivi ai nostri figli esistono alternative naturali? 
Sembra di sì. Ecco tre metodi, uno casalingo, uno tramite un prodotto (naturale) da acquistare e l’ultimo ..tecnologico. Tutti consigliatimi dalla mia pediatra.

1. La domenica fate lo shampoo a vostro figlio poi frizionate i capelli bagnati con dell’aceto bianco (quello rosso può macchiare la cute), lasciate in posa 5 minuti e poi sciacquate. L’aceto rende acida la cute della testa e l’acidità non piace ai pidocchi. Lo stesso metodo può essere usato per uccidere i pidocchi vivi.
2. Acquistate il prodotto Liceko della VeA e frizionate il cuoio capelluto per prevenire o combattere i pidocchi. Liceko è un olio naturale che uccide i pidocchi per soffocamento (E. 20,80 in farmacia)
3. Il metodo più tecnologico e meno invasivo consiste nell’utilizzare un pettinino elettrico che grazie all’elettricità a basso voltaggio porta via pidocchi e lendini (Maniquick, in rete a 23,75 euro).

Una mamma mi ha raccontato invece che lei dopo l’olio e lo shampoo usa la piastra per capelli sui capelli asciutti per..”friggere” le uova e farle cadere dalla testa della figlia.

lunedì 1 ottobre 2012

Problemi ai pasti?


A parte la sottoscritta (e le mamme straniere che ho avuto modo di vedere alle prese con i propri figli piccoli a pranzo), ogni volta che vedo una mamma ed un bambino a tavola in Italia, in genere assisto alla solita scena: la madre incita e forza il suo bambino a mangiare, o alla velocità che vorrebbe lei, o la quantità che si aspetta (sempre lei).
Assisto alle scene più disparate: madre (e talvolta padre!) che cercano di distrarre il figlio con libri e giochini (uno distrae e l’altro lo imbocca) o mamme che piazzano i figli davanti alla tv (“altrimenti non mangia”) usandola ancora una volta come distrazione per imboccarli, madri che minacciano, ricattano, affinchè i figli mangino anche quell’ultimo boccone ed in genere perchè i figli svolgano la prima funzione naturale, dopo il respirare, di ogni essere umano: nutrirsi.

Mangiare infatti è come dormire e andare di corpo, un bisogno primario dell’uomo. Non serve imporlo, perchè è un’esigenza naturale, che l’essere umano percepisce da quando nasce.
Oggi si sa che nè la quantità, nè la velocità, nè la frequenza della nutrizione va imposta o controllata nel neonato, ma lo si deve lasciare libero di decidere quanto latte ingerire alla velocità e con la frequenza che il suo corpo decide giusta e necessaria per svilupparsi correttamente. E’ l’allattamento “a richiesta”, consigliato oggi da tutti i pediatri (moderni).

Il concetto non deve cambiare di molto nel bambino svezzato. Così come quando noi abbiamo fame o sete non lo sa nostra madre, nostro marito o nostro figlio, ma lo sappiamo noi (ed il nostro organismo), lo stesso vale per bambino piccolo.
Se siedo mio figlio di 4 anni a tavola e lui non mangia o mangia appena, mi dò in genere due possibili spiegazioni: o sta male e quindi ha la febbre o qualche altro malessere fisico (anche in incubazione) o semplicemente ha già mangiato!
In entrambi i casi è inutile forzarlo o anche solo incitarlo a ingerire del cibo o, peggio, distrarlo con giochi o libri per spingergli qualche cucchiaio di minestra in gola (e dannoso secondo il mio amico biologo, i.e. si danneggia il controllo dell’ipofisi a forzare i bambini a mangiare).
In un bambino, anche un succo di frutta bevuto prima di un pasto (e per mio figlio, fino a qualche mese fa, anche 1 ora prima del pasto)  è sufficiente per togliere la fame. Non mi esprimo su caramelle, dolci o snack dati tra un pasto e l’altro, perchè evidentemente producono lo stesso effetto di inappetenza.
Il famoso pediatra di Harvard, T. Berry Brazelton, nel suo libro “Il bambino da 0 a 3 anni” dice che a partire da 1 anno il bambino va lasciato solo a gestire il suo pasto.
Quindi a partire da un anno di età gli si dovrebbe mettere il pranzo o la cena davanti e lasciarlo mangiare da solo (vedi anche lo svezzamento naturale o baby-led weaning), e decidere la velocità con cui mangiare e la quantità di cibo di cui ha voglia (e quindi bisogno). Per inciso questo è quello che ho fatto con Giacomo.
Carlos Gonzales (fondatore della Leche League spagnola) nei suoi libri dice la stessa cosa e anzi suggerisce al genitore preoccupato che il figlio non mangi di lasciarlo solo a gestire il pasto per 2 settimane pesandolo prima e dopo questo periodo, confidando che non calerà di peso (“Il mio bambino non mi mangia”).
Ho sentito di genitori (in genere le mamme ma anche alcuni padri non sfuggono a questo modo di pensare) che obbligano i figli a stare ore a tavola per finire un pranzo, una cena o anche una colazione!
Posto che ritengo che ad una certa età stare seduti a tavola per un certo tempo sia un esercizio di concentrazione e- perchè no- anche di disciplina e quindi può essere utile per un bambino (perchè un bambino a 7 anni non dovrebbe essere in grado di stare un’ora seduto al ristorante con la famiglia a mangiare e chiaccherare con magari un amichetto della sua età accanto?) perchè, in casa, forzarli a stare a tavola a mangiare quando sono sazi o non hanno comunque fame?.
Una volta in un negozio una signora mi ha confidato che la figlia di 3 anni impiegava ogni giorno 2 ore e mezza a cenare. Ovvero che lei impiegava ogni giorno tutto quel tempo a farla cenare a tavola. Ho pensato: che supplizio, per la figlia e anche per la madre (che immagino stressata ed ansiosa ogni volta che si avvicina l’ora del pranzo o della cena). Mio figlio alla stessa età in 15 minuti finiva il pranzo (mangiando da solo).
La mattina per esempio Giacomo non ha fame, si sveglia, vuole un succo o una spremuta d’arancio e basta. Non lo forzo, evidentemente il suo stomaco “si apre” piu’ tardi. Infatti in macchina per andare a scuola mi chiede sempre una tortina alla marmellata. Perchè tenerlo seduto 2 ore per avere lo stesso risultato? Non è un capriccio o un’abitudine sbagliata, il suo stomaco funziona così, così come a pranzo succede talvolta che mangi una prima metà di un piatto di pasta velocemente (sempre da solo, non l’ho mai imboccato), poi si alzi o, se siamo al ristorante, stia seduto e faccia altro e dopo cinque o dieci minuti mangi voracemente quello che resta. Senza che io gli dica niente.
Se infatti iniziamo a dire cose come “bravo che hai finito il piatto” o anche solo “bravo” quando gli togliamo il piatto vuoto, mettiamo in atto un meccanismo per cui i nostri figli alla fine penseranno: “se mangio e finisco il piatto sono bravo, se non lo faccio non lo sono”. Con gli anni queste abitudini potrebbero avere come conseguenza che si finisca con  l’ignorare il segnale della sazietà che proviene dallo stomaco e si mangi troppo per ansia o altri meccanismi psicologici che nulla hanno a che vedere con un sano rapporto con il proprio corpo.
Infine, nel giudicare quanto mangia un bambino (se poco o molto) ricordo che la mia pediatra quando Giacomo aveva 2 anni mi disse che lo stomaco di un bambino è grande come il suo pugnetto.
La connessione tra esigenze corporee e mente è importante e delicata, alla nascita l’abbiamo tutti perfettamente funzionante, ma nel corso della vita spesso la perdiamo e così finiamo per non mangiare quando abbiamo fame o più spesso per mangiare e troppo quando non ce l’abbiamo (vedi l’obesità ormai dilagante nelle società occidentali), non dormiamo quando siamo stanchi, ecc. Il corpo va rispettato nelle sue esigenze fisiche a qualunque età. Non è vero che la madre sa meglio del figlio quanto e quale cibo questo deve mangiare per crescere bene, se togliamo il cibo spazzatura, che non è salutare e confonde e vizia il gusto, il resto andrebbe lasciato a libera disposizione dei nostri figli (sono stati condotti esperimenti scientifici sul fatto che i bambini da 1 a 4 anni sanno da soli i nutrienti di cui necessitano, vedi esperimento dell’infermiera Davis all’inizio del secolo scorso). E al limite se non vogliamo (nè possiamo, in effetti, perchè casa nostra non è un ristorante à la carte) lasciare libertà sulla qualità del cibo, dovremmo farlo sulla quantità.
Ritengo che forzare un bambino a mangiare sia una duplice violenza, una sul suo fisico (provate a farvi forzare a mangiare quando non avete fame) e l’altra sulla sua mente e autostima:  non ho il diritto di parlare, di dire cosa mi piace e cosa non mi piace, a nessuno interessa la mia opinione --> non valgo molto.
E’ inutile e dannoso anche incitare o fare sentire in colpa un bambino perchè non ha mangiato quello che ci aspettavamo (“come non finisci il piatto?”o “hai già finito e il resto?”) o anche dire “bravo” se finisce un piatto o se comunque mangia! (direste bravo a uno che fa la pipì??o che dorme? e cos’altro deve fare se ha sonno o esigenza di andare in bagno?)

Mangiare non deve essere un dovere, ma al contrario un’esigenza che può essere anche  una scoperta (di cibi e gusti nuovi) e un piacere ogni volta. Lasciamo assaporare questa gioia ai nostri figli mettendo le nostre ansie da parte. In Italia ci sono più di un milione di bambini obesi e la maggiore preoccupazione delle mamme italiane sembra essere quella che i loro figli mangino!
Se volete approfondire:

Berry Brazelton: Il bambino da zero a tre anni
Carlos Gonzales: il mio bambino non mi mangia
Lucio Piermarini: Io mi svezzo da solo

E qualche “trucchetto” - dalla mia esperienza personale - se pensate di averne bisogno:

- Fatelo mangiare da solo: è un metodo che si può applicare dallo svezzamento in poi o comunque dall’anno di età senza particolari problemi (se non il cibo che finisce sotto il tavolo per cui basta usare un telo di plastica sotto il seggiolone). In questo modo deciderà lui quanto e a che velocità mangiare e toccare il cibo con le mani sarà per lui divertente e gratificante. La sensazione positiva e di soddisfazione che legherà così al momento del pranzo o della cena se la porterà dietro per gli anni a venire.

- Fatelo mangiare quando ha fame. Se vostro figlio ha fatto merenda da poco, o comunque durante il giorno ha mangiato molto (ricordate che il latte vaccino costituisce un pasto e i bimbi che prendono latte vaccino mangeranno meno di quanto mangiano altri, che non si nutrono di latte) è inutile pensare che seduto a tavola farà un gran pasto, magari aspettate un'ora in più per dargli il pranzo o la cena.

- Servite i piatti a vostro figlio uno alla volta cominciando dal piatto che pensate meno gustoso o facile da mangiare (la sera per es. mai delle patatine fritte prima di un minestrone così come non servireste mai un gelato prima della pasta) e non anticipando che c’è un secondo prima che il bambino abbia mangiato almeno un po’ del primo.

- Servite le pietanze su piatti bianchi e non colorati, le ultime ricerche hanno evidenziato che si tende a mangiare di più su piatti di colore chiaro (tutto serve!).

- Servite meno di quanto vi aspettate che vostro figlio mangi (questo lo ritengo importante), avere infatti un grosso piatto davanti a sè potrebbe essere per qualche bambino come avere davanti a sè una grossa montagna da scalare..meglio cominciare con una collinetta. Fate in modo che vostro figlio senta la scarsità e che sia lui a chiedervi altro di quella stessa pietanza. Se i primi tempi non ve la chiede non restate deluse (se non avete adottato questi metodi dallo svezzamento ci potrebbe volere un po’ prima che vostro figlio passi dal ruolo passivo di colui che viene sempre incitato a mangiare a quello attivo di protagonista del suo stesso pranzo).

- Non lasciategli per troppo tempo di fronte un piatto semi-vuoto. Quando pensate che abbia smesso di mangiare chiedetegli: hai finito? posso togliere? Oppure: hai finito? lo posso mangiare io? (e poi mangiatelo, almeno le prime volte, ma senza fare scene particolari, come se aveste fame, non lo guardate!) In sintesi lui/lei deve capire che se mangia non vi fa un favore, anzi, se non mangia siete quasi contente perchè potete mangiare voi quella delizia.

- Non mostratevi deluse nè tantomeno arrabbiate in base a quanto o quello che mangia. Ricordatevi sempre di rispettare i suoi gusti (se non mangia l’uovo non è necessario fargli venire un complesso perchè non lo mangia, tra l’altro potrebbe anche esservi allergico e comunque nel tempo i gusti cambiano).

- Date il buon esempio: se volete che provi cibi nuovi e secondo voi (più) salutari siate voi le prime a tavola a mangiarli (ricordo una sera durante lo svezzamento io e mio marito a tavola mangiavamo vellutata di verdura con quinoa e Giacomo si sporgeva voracemente a mangiarne un po’ dai nostri piatti, ma se avessimo mangiato le patatine fritte penso che si sarebbe sporto lo stesso) quindi se non volete che mangi cibo spazzatura eliminate da casa (e dal vostro armadietto segreto) patatine fritte, cipster, dolciumi vari, bevande gassate, ecc.

- Fategli venire la curiosità per il cibo: mentre mangia, spiegate da dove vengono le carote (non serve una lezione di mezz’ora ma una frase qua e là), i cavoli, come si fa quel pane che sta mangiando, perchè fa bene mangiare quella determinata verdura (le carote fanno vedere più lontano, i mirtilli fanno vedere la notte, ecc)

- Spiegategli cosa sta mangiando indicando il nome di quello che mangia (già durante lo svezzamento se lo fate con i cibi solidi o appena li introducete dopo le pappe). Mio figlio a tre anni era capace di chiedermi “mamma mi prepari il tofu allo zenzero?”

Se proprio vi sentite molto ansiose al momento del pasto fate dare da mangiare a vostro figlio da qualcun altro che abbia un atteggiamento diverso e più rilassato su questo tema finchè non siete riuscite a lavorare sulla vostra ansia (da sole o con l’aiuto di un terapeuta). I bambini percepiscono ed assorbono le ansie dei genitori e un genitore ansioso riguardo al cibo può rischiare di avere, negli anni, un figlio con gravi disordini alimentari (obesità, bulimia, ecc).